Luoghi e memorie collettive a Borgo Mezzanone

17/09/2024

ITALIAN

Record: Conversations

Stefano Mastromarino, Manuel Grimaldi, Richard Lee Peragine, Antonio Stopani





Martedì 17 Settembre 2024 intervistiamo alcuni abitanti di Borgo Mezzanone, con l’obiettivo di capire meglio la storia del borgo e le sue relazioni con le economie e infrastrutture materiali e sociali nel territorio. Il nostro contatto è Gianni, un abitante di lunga data, che ci accoglie nel primo pomeriggio insieme a due amici. Gianni ci invita ad entrare nell’ “unico localino” che i residenti hanno a disposizione collettivamente, situato di fronte al parco centrale. Qui gli abitanti del borgo e delle località limitrofe si incontrano per passare il tempo libero, discutere insieme e giocare a carte. Entriamo in un piccolo ambiente al pian terreno, per lo più spoglio, adornato da alcune iconografie religiose, un calendario e foto storiche varie. Dentro ci sono diverse sedie e un tavolo centrale, intorno al quale ci sediamo in cerchio durante la nostra conversazione. Il locale ha un accesso diretto con la strada e diversi passanti ci interrompono durante la nostra conversazione, per un saluto, origliare o intervenire nel dibattito. Dopo pochi minuti dal nostro arrivo ci raggiungono infatti due amici di Gianni, Paolo e Alberto. Gianni ha portato con sè un libro su Borgo Mezzanone, con foto d’archivio e informazioni sulla fondazione e i primi anni di vita del borgo fascista.
Locale ad uso collettivo dei residenti a Borgo Mezzanone (Settembre 2024)



Assegnatari delle Case Coloniche (Consorzio di Bonifica del Tavoliere delle Puglie, 1935)

Gianni nasce in una delle città costiere della provincia e si trasferisce nel borgo da giovanissimo, nel 1953. Nel primo periodo vive qui ospitato da suo zio, mentre frequenta le scuole superiori a Foggia. Una volta sposato nella chiesa di Borgo Mezzanone, Gianni rimane a vivere qui, lavorando alle poste del borgo come impiegato. Ha due figli che non vivono più a Mezzanone, uno di loro abita in nord Italia mentre l’altro si è trasferito a Foggia. Dal 1963, Gianni apre un bar nel borgo, che rimane aperto fino al 2020, anno in cui, causa la perdita di suo figlio, si è trovato a chiuderlo, non avendo aiuti per mantenerlo - l’attuale bar/tabacchi del borgo è infatti più recente. Paolo invece abita a pochi km da borgo mezzanone, mentre Alberto è nato qui - l’unico fra i nostri interlocutori -. Alberto è infatti nipote di un assegnatario di un podere nel borgo nel momento di fondazione nel 1935. La famiglia era assegnataria del podere 37, attuale Casa Speranza. Suo padre lavorava qui come contadino, per curare le terre della casa colonica ereditata a sua volta dal padre.



Collettivamente cerchiamo di riassumere la formazione del borgo fascista. Borgo Mezzanone nasce ufficialmente nel 1933. All’inaugurazione presenzia Mussolini in persona, ci dice Gianni, raccontando alcuni aneddoti del suo arrivo, come critica alla spettacolarizzazione delle opere urbanistiche in quegli anni. Il nome “Mezzanone” viene da due masserie inizialmente presenti, Mezzanone 1 e 2. Tuttavia, il nome viene attribuito solo in avanti, in quanto inizialmente il borgo porta il nome di “La Serpe”. Gianni ci racconta che i poderi iniziali furono completati fra il 1936 e il 1937, dopo l'inaugurazione del borgo. Successivamente fu istituita l’ONC e le relative abitazioni, infine dagli anni 1950 l’ente riforma prese in carico la gestione abitativa. All’inizio il borgo era costituito dai soli edifici costruiti dal regime. Con gli anni si instaurano diversi servizi, bar, un piccolo supermercato, delle scuole, un cinema e uffici comunali. Negli anni 50 erano presenti 3 negozi di alimentari all’interno del borgo, due calzolai, un fabbro, un sellaio per cavalli e asini, 3 barbieri. Ogni podere aveva infatti almeno 10-30 persone che usufruivano dei vari servizi nel borgo e nel territorio limitrofo. Oggi la maggior parte dei servizi non esiste più, inclusi gli uffici comunali. Gianni racconta infatti che fino al 2005 erano ancora presenti in borgo un impiegato comunale e un vigile, mentre oggi bisogna recarsi fino a Manfredonia per ogni necessità o urgenza amministrativa. 


La Piazza (1936) 
Borgo Mezzanone, veduta panoramica (1936)



In termini di produzione agricola, fino agli anni 60 il territorio intorno a Borgo Mezzanone, in linea con l’intera area della Capitanata, era segnato prettamente dalla produzione del grano, dell’avena e dell’orzo. Negli anni 60 arrivano i baresi, ci dice Gianni, portando i primi “tendoni” - le vigne - e dando inizio ad un’espansione massiva di viticoltura nell’intero territorio. Tuttavia Alberto precisa che il terreno della Capitanata non è buono per l’uva, così come per ortaggi e altri seminativi, in quanto segnato da una sostanziale assenza di acqua. Il 1965 segna ancora un altro passaggio importante nella produzione agricola, con l’arrivo dello Zuccherificio fra Borgo Mezzanone e Borgo Incoronata e della piantagione di barbabietola. Da quanto ci dice Alberto, lo Zuccherificio segna indubbiamente un passaggio importante nell’economia agricola nella zona, aprendo la strada al settore ortofrutticolo. Dal 1975-80 in poi infatti inizia la coltivazione del pomodoro, poi asparagi, carciofi e altri ortaggi che sopperiscano ai momenti di stallo creati dalle coltivazioni stagionali. Anche Paolo, ereditario di un podere qui ci dice essersi adeguato al cambiamento di coltivazioni. Con l’obbiettivo di continuare ad investire nel podere, Paolo ha infatti in questi anni piantato pomodori, finocchi e altri ortaggi, guadagnando finalmente qualcosa rispetto al precedente grano. Poi anche lui ha iniziato ad installare i tendoni, incrementando ancora di più il profitto della terra. Tuttavia, Paolo dice che prima era un’altra situazione, c’era molta acqua fra gli anni 60 e 90, mentre adesso non riescono ad ottenere gli stessi risultati. 

Le trasformazioni agricole nel corso degli anni hanno una stretta relazione con l’attuale condizione di siccità nel territorio di Borgo Mezzanone. Gianni ci racconta di un impianto irriguo con relativo sistema di fognatura presente all’interno del borgo; l’impianto aveva il suo scarico a cielo aperto in un canale non distante dal cimitero. Oltre a questo, si disponeva di pozzi privati e acqua potabile. Quindi, prima dell’arrivo della barbabietola da zucchero l’acqua c’era ed era largamente servita nel borgo. Gianni attribuisce proprio a questa coltivazione la graduale assenza di acqua nell’area: la barbabietola, avendo bisogno di molta acqua per la produzione, ha per lui prosciugato completamente le risorse irrigue reperibili dai pozzi. Alberto è in disaccordo con Gianni, asserendo che i vasconi di acqua vengono installati nel territorio in concomitanza all’arrivo della produzione di uva. Vengono infatti costruiti per le piantagioni estensive, che presentavano sistemi di irrigazione sempre più grandi e quindi necessitavano di una portata maggiore. Quindi i vasconi servivano, e servono ancora oggi, per permettere di avere una portata sufficiente per innaffiare il campo, e allo stesso tempo stoccare l’acqua per assicurarsi una riserva per eventuali periodi di maggior richiesta. Questa situazione è solamente andata peggiorando negli anni successivi, con l’arrivo di coltivazioni di ortaggi e alberi da frutto. 




Lo Zuccherificio rivoluziona quindi sostanzialmente l’economia del territorio, richiedendo non solo un maggiore uso delle risorse naturali per la produzione ma anche l’ingente necessità di manodopera. La forza lavoro richiesta dal nuovo impianto inizia ad arrivare da diverse aree della provincia e regione. Gli impiegati fissi qui erano circa 120 ma d’estate tutto l’indotto poteva arrivare fino a 2000 lavoratori. Alberto ci racconta che lui inizia a lavorare nello Zuccherificio nel 1964. Lo pagavano bene, ci dice che il suo salario era addirittura 4 volte quello di Gianni, impiegato alle poste. Alberto guadagnava 4 milioni di lire al mese a cottimo, quindi massimizzando il profitto d’estate, con cifre più basse nei mesi invernali. Era un lavoro lungo - 14 ore al giorno - e fisicamente difficile - lavorando con centrifughe e quindi sottoposti quotidianamente al calore e al rumore delle macchine. Alberto paragona la fatica al lavoro in campagna degli agricoltori, era un caldo diverso, dice, ma non meno estenuante. Infine, ci dice che lo Zuccherifino chiude nel 2005, sostuito dall’attuale supermercato “GrandApulia”. 
Il parallelismo fra lavoro operaio e agricolo introduce quindi la nostra conversazione conclusiva, in merito alle condizioni abitative e lavorative attuali nelle campagne della Capitanata. Alberto dice che ad oggi il 95% dei poderi nel territorio è abbandonato, perché i proprietari non possono più permettersi di mantenere i terreni e le abitazioni senza un profitto adeguato. Molti hanno deciso di demolirli, molti di lasciarli in rovina. C’è stato poi un lento spopolamento dei borghi e dei paesi limitrofi, relativo anche alla progressiva mancanza di servizi. Mentre da una parte i cittadini nativi delle borgate hanno iniziato ad abbandonare questi territori, lavoratori stranieri prevalentemente originari di diversi paesi dell’Africa subsahariana si sono stabiliti qui stagionalmente o permanentemente, sopperendo alla carenza di forza lavoro nelle campagne foggiane. 

Paolo dice che il lavoro degli stranieri è fondamentale per la produzione agricola nel territorio, non solo perché “nessun altro lo vuole più fare”, ma anche perché la loro condizione normativa è funzionale alla piccola economia agricola. Paolo si riferisce infatti alla situazione dei piccoli gestori di terreni, come ad esempio gli ereditari di terreni agricoli delle opere di bonifica fasciste, e alla loro difficoltà nel rispettare integralmente la legislazione italiana. Parla infatti della necessità di eseguire una visita medica per ogni lavoratore, l’acquisto di scarpe infortunistiche o l’installazione di bagni chimici nei campi agricoli. Paolo non dice che le legislazioni sono sbagliate e che non vanno rispettate, ma che queste non tengono conto della stagionalità del prodotto e relativa temporalità di manodopera, e che quindi i gestori di piccoli terreni ne sono largamente penalizzati.


Con quest’ultimo dibattito e l’arrivo di altri abitanti la conversazione va terminando. Il nostro interesse non verteva infatti sulle condizioni attuali del lavoro agricolo nella provincia, piuttosto sulle storie materiali e sociali che hanno cambiato le economie del territorio durante gli ultimi 90 anni. L’esperienza degli abitanti del borgo conferma infatti molte delle ipotesi avanzate: le colonizzazioni e parcellizzazioni agricole di epoca fascista, i cambiamenti in pratiche agricole inadatte ad alto profitto, lo sviluppo di sistemi intensivi sono stati indubbiamente fattori determinanti nello sfruttamento delle risorse ambientali e sociali del territorio. Più precisamente, l’attuale condizione di scarsità idrica e le relative difficoltà nella gestione del patrimonio produttivo agricolo dell’area, e quindi lo sviluppo di fenomeni di cosiddetto ‘caporalato’ non rispondono unicamente alle problematicità legate alle politiche territoriali o alla capillare criminalità organizzata. Sono invece genealogicamente connesse a una serie di aggrovigliate dinamiche di sfruttamento, estrazione, capitalizzazione economica, sociale, ambientale del contesto di Borgo Mezzanone fin dalla sua stessa fondazione. 





Footnotes

1. Tutti i nomi di persone nell’articolo sono stati sostituiti con nomi inventati per garantire l’anonimato degli intervistati, attenendoci alle direttive etiche della ricerca in corso.

2. Casa Speranza è una struttura di accoglienza aperta nel 2003 attraverso la Parrocchia di Santa Maria del Grano e San Matteo Apostolo di Borgo Mezzanone (Diocesi di Manfredonia). La struttura accoglie fino a 12 persone (“migranti di passaggio”) ed è totalmente gratuita. È auto-gestita e auto-finanziata dalla diocesi, definita infatti un “impegno morale nello stare attenti agli altri” e una modalità per “educare il territorio all’accoglienza umana e cristiana”.






Author:  Stefano Mastromarino, Manuel Grimaldi, Richard Lee Peragine, Antonio Stopani

Keywords:
Agricoltura; Storie territoriali; Fascismo
Place: Borgo Mezzanone

Period: September 2024
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