AZIONI APRIPISTA (per lo spiazzamento)
02/03/2024
Un progetto diLuigi Coppola
A cura di Alessandra Faccini
In collaborazione con Camillo Boano, Edoardo Ciuffreda, Manuel Grimaldi, Stefano Mastromarino, Richard Lee Peragine, Antonio Stopani
Nell’ambito di “Inappropriable. Archiving fugitive infrastructures across frontier ecologies” (Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio - DIST, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino)
Finanziato da“Reframing arrival: Transnational perspectives on perceptions, governance and practices - REFRAME” (Development Planning Unit UCL - UK AHRC Arts and Humanities Research Council)
Azioni apripista (per lo spiazzamento) è un intervento partecipativo di arte pubblica rivolto alla “Pista” di Borgo Mezzanone (Manfredonia, Foggia). Ideato dall’artista e agroecologo Luigi Coppola, e sviluppato assieme al team di Inappropriable, il progetto consiste nella realizzazione di piazze alberate: luoghi di ritrovo, ombra e riparo per lə abitanti dell’insediamento e la comunità allargata che lo attraversa, che si svilupperanno a partire dalla piantumazione di alberi e piante nelle tre aree di snodo individuate (una prima, in prossimità della chiesa protestante nigeriana; una seconda, vicino alla moschea ghanese; una terza, nella zona temporaneamente denominata “Piazza Guinea”).
Le specie “alloctone” a crescita rapida selezionate, come il Ficus australis, la Melia azedarach, o la Jacaranda mimosifolia, insieme alla capacità di rigenerare ecosistemi – contribuendo alla fertilizzazione del suolo e alla produzione, in breve tempo, di ombra e ossigeno – incarnano la promessa di (r)esistenza della Pista al di là dei piani di superamento previsti dal PNRR per i cosiddetti “insediamenti informali”, ripensandone così la futurità.
Seguendo un approccio che unisce la progettazione ecosistemica al potenziale immaginativo dell’arte, il processo si articola in più fasi: individuazione delle aree di piantumazione, preceduta da momenti di dialogo, scambio e valutazione assieme ad alcunə abitanti della Pista, in particolare coloro che vivono in prossimità delle zone in questione; ripulitura collettiva delle aree individuate e preparazione del terreno; operazione di piantumazione; osservazione, mantenimento e attivazione dei siti tramite momenti laboratoriali dedicati, tra gli altri, alla costruzione di ombreggiature e al ricircolo delle acque, adottando strategie di condivisione, recupero e circolarità.
Ciascuna di queste fasi, dal concepimento alla progettazione, dalla realizzazione alla sopravvivenza, fino alla disseminazione del progetto, è possibile in primis grazie al lavoro e alla mediazione costante della rete di associazioni, volontariə, collettivi e solidali che opera quotidianamente in Pista a fianco dellə abitanti, prendendo parte attiva all’ecologia del luogo. Le Azioni apripista sono intese come una strategia di confronto e problematizzazione delle rappresentazioni convenzionali, mediatiche e non, degli insediamenti informali e delle soggettività, spesso con background migratorio, che vi risiedono. Un gesto simbolico che si presta al miglioramento delle condizioni di abitabilità della Pista, destinato a trasformarsi nel tempo in maniera organica, assumendo nuove sembianze e contribuendo a generare forme di relazionalità inedite nel e con il luogo.
Attraverso una serie di interventi minimi, come la raccolta di rifiuti e la creazione di zone d’ombra comuni, le Azioni apripista intendono decostruire posture e sguardi consolidati che, di fronte alle storture e ai paradossi di un sistema capitalistico predatorio ed estrattivo, ragionano il più delle volte in termini prescrittivi, essenzializzanti o, peggio ancora, di rimozione, per lasciare invece spazio a narrazioni aperte, multiformi, spiazzanti. Il termine “spiazzamento” gioca precisamente su questa ambiguità: da un lato, il sentirsi disorientatə nell’approcciare, sia fisicamente che figurativamente, un luogo inappropriabile come la Pista, dove l’assenza di alberi, dentro e attorno, è il chiaro indicatore di un’inefficienza strategica perpetrata dalle politiche locali e statali; dall’altro, il voler ripulire il campo da visioni ipostatizzate, inaugurando di fatto, con la piantumazione, una traiettoria di ingaggio ed esplorazione, un segnale al tempo stesso di lotta e di pacificazione.
Luigi Coppola è artista, agroecologo e promotore di progetti partecipativi di arte pubblica. La sua pratica artistica è accomunata da una relazione innovativa ai beni comuni attraverso delle azioni capaci di attivare potenziali e immaginari collettivi. Attualmente senior researcher al Center for Arts Design and Social Research of Boston (USA), è dal 2013 coattivatore del movimento legato a Casa delle Agriculture di Castiglione d'Otranto (Lecce). L’azione trasformativa passa da detriti, scarti e abbandoni: Coppola lavora ai margini confrontandosi tanto con l’estrazione inveterata di risorse e di persone quanto con lo sfruttamento intensivo di territori. Il lavoro dell’artista si dispiega attraverso performance, opere pittoriche, azioni simboliche, sculture ambientali e sociali, ma il baricentro della sua pratica si sbilancia spesso verso il superamento delle norme codificate dei luoghi artistici istituzionali: meno importanza assume l’autorialità dell’artista in favore del dispiegarsi del corpo collettivo e della temporalità dell’opera che si fa estesa. Coppola ha sviluppato progetti di arte pubblica, performance e mostre in diversi contesti internazionali come 7th Biennale Lubumbaschi (RD Congo), 2022; 5th Istanbul Design Biennale, 2020; Matera Capitale Cultura 2019; Fondazione Merz Torino, 2018; BAK Utrecht, 2018; Kunsthaus Graz, 2017; Quadriennale Roma, 2017.
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Author: Alessandra Faccini
Keywords: Arte pubblica; Intervento partecipativo; Spiazzamento; Piazze alberate
Period: September 2024 - ongoing
Place: Borgo Mezzanone
Project: Camp Form(s); REFRAME.
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Inappropriable is a research, a collective investigation and a condition of possibility which sets out to interrogate practices of inhabitation, infrastructures of life, of marronage and fugitive worldling, focusing on labour ecologies in territories of migration: frontiers where bodies, spaces and labour are reconfigured through extractive and plantation-like capitalist processes of accumulation, dispossession and exclusion.